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Vangeli diversi
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LA BIBBIA EBRAICA, CON ALCUNE PROFEZIE, COME LE SETTANTA SETTIMANE, MOSTRA CHE GESU’ NAZARENO E’ IL MESSIA PROMESSO. MA COME RICONOSCERE IL VANGELO, LA BUONA NOTIZIA, DALLE SUE CONTRAFFAZIONI?

 

Partiamo da qualcosa che tutti i cristiani credono: Paolo di Tarso, noto anche come San Paolo, fu un vero apostolo e predicò lo stesso vangelo di Gesù Cristo. Paolo fu l’autore di molte lettere che si trovano raccolte del Nuovo Testamento: ciò è confermato dal contenuto stesso degli scritti e da tradizioni risalenti al II secolo. Anche oggi, nel XXI secolo, la critica filologica è concorde nel ritenere Paolo l’autore diretto di alcuni di questi scritti (Romani, 1 Corinzi, 2 Corinzi, Galati, Filippesi, 1 Tessalonicesi e Filemone) mentre per le altre ipotizza una redazione finale ad opera dei suoi collaboratori, in base al pensiero dell’apostolo. La testimonianza di fede di Paolo è molto importante; negarla implicherebbe non solo rinunciare a una grandissima parte del Nuovo Testamento, ma, per moltissime chiese, anche minare la propria tradizione: negare la santità di Paolo significherebbe ammettere errori passati, mettendo in crisi l’idea che la verità sia sempre stata insegnata correttamente. Anche da un punto di vista storico il ruolo di Paolo nella diffusione del cristianesimo è considerato estremamente determinante.

LETTERA AI GALATI 1:1-10

 

1Paolo, apostolo non da parte di uomini né per mezzo di un uomo, ma per mezzo di Gesù Cristo e di Dio Padre che lo ha risuscitato dai morti, 2e tutti i fratelli che sono con me, alle chiese della Galazia; 3grazia a voi e pace da Dio nostro Padre e dal Signore Gesù Cristo, 4che ha dato se stesso per i nostri peccati, per sottrarci al presente secolo malvagio, secondo la volontà del nostro Dio e Padre, 5al quale sia la gloria nei secoli dei secoli. Amen. 6Mi meraviglio che così presto voi passiate, da colui che vi ha chiamati mediante la grazia di Cristo, a un altro vangelo. 7Ché poi non c'è un altro vangelo; però ci sono alcuni che vi turbano e vogliono sovvertire il vangelo di Cristo. 8Ma anche se noi o un angelo dal cielo vi annunciasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo annunciato, sia anatema. 9Come abbiamo già detto, lo ripeto di nuovo anche adesso: se qualcuno vi annuncia un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anatema. 10Vado forse cercando il favore degli uomini, o quello di Dio? Oppure cerco di piacere agli uomini? Se cercassi ancora di piacere agli uomini, non sarei servo di Cristo.

 

IL VANGELO PREDICATO DALL’APOSTOLO PAOLO

 

Questo passo è tratto dalla Lettera di Paolo ai Galati, ritenuta canonica (cioè sacra scrittura) dai cristiani e considerata autografa (scritta da Paolo in persona) dai filologi. Nessuna chiesa nega che il vangelo predicato da Paolo sia quello autentico di Gesù Cristo: infatti i suoi scritti sono parti delle Sacre Scritture e lui stesso è considerato un apostolo e un santo. La parola anatema indica propriamente la scomunica, la condanna ufficiale (in questo caso in base alla dottrina predicata). Secondo questo passo di Galati, se qualcuno contraddicesse Paolo riguardo i contenuti della predicazione del vangelo, sapremmo automaticamente che non sta predicando il vangelo autentico di Gesù Cristo. Non ci sono autorità che possano sottrarsi a questa regola: se Paolo avesse cambiato la sua predicazione, essa sarebbe stata un vangelo falso, nonostante lo status di apostolo di Paolo; questo concetto è espresso senza ambiguità in Galati 1:8-9 (versetti sottolineati). Similmente, anche una rivelazione celeste, se non conforme alla predicazione di Paolo, è un falso vangelo, nonostante la visione possa apparire sublime e benefica (vedere sempre Galati 1:8-9). Il versetto 9 ribadisce ulteriormente il concetto espresso già solennemente nel versetto 8, senza lasciare possibilità di interpretazioni equivoche. Ciò ha alcune conseguenze.

 

La continuità storica e il ruolo ricoperto da una certa persona non sono garanzia di autenticità della predicazione.

 

Paolo utilizzò la propria autorità apostolica persino per correggere Cefa (Galati 2:11-14), cioè l’apostolo Pietro in persona (Giovanni 1:42), dimostrando in tal modo che il fatto che quest’ultimo avesse ricevuto un mandato particolare da Gesù stesso (Matteo 16:17-19; Giovanni 21:15-19) non garantiva che Pietro fosse fedele al vangelo sempre e comunque e avesse ragione a prescindere.

 

La Bibbia è sufficiente per confermare o confutare le dottrine predicate.

 

Nella Seconda lettera a Timoteo 3:15-17 si legge: “15Hai avuto conoscenza delle sacre Scritture, le quali possono darti la sapienza che conduce alla salvezza mediante la fede in Cristo Gesù. 16Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, 17perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.” Negli Atti degli apostoli 17:11-12 si racconta come a Berea “11ricevettero la Parola [cioè il vangelo] con ogni premura, esaminando ogni giorno le Scritture per vedere se le cose stavano così. 12Molti di loro, dunque, credettero.” Gli ebrei di Berea testarono mediante le Scritture ciò che era loro predicato, sapendo che se avesse contraddetto le Scritture, sarebbe stato sicuramente da rigettare.

La Bibbia mette in guardia anche dai cosiddetti “vani raggiri” (Colossesi 2:8); questi tengono conto delle Scritture perché sono formulati in modo tale da essere formalmente inconfutabili tramite esse. Per riconoscerli è spesso sufficiente notare che un autore biblico non avrebbe ragionevolmente scritto alcune frasi (o non le avrebbe scritte in quel modo) se avesse creduto ad una certa dottrina. Il contesto di ogni passo biblico è utile a stabilire il significato di espressioni o termini che potrebbero non essere immediatamente chiari.

Presunte rivelazioni celesti sono false se contrarie agli insegnamenti della Bibbia.

 

Il concetto è espresso dall’apostolo Paolo anche in 2 Corinzi 11:13-14: “13Quei tali sono falsi apostoli, operai fraudolenti, che si travestono da apostoli di Cristo. 14Non c'è da meravigliarsene, perché anche Satana si traveste da angelo di luce.”

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