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  • Libro dell'Apocalisse | Preterismo Parziale

    Preterismo parziale: escatologia blbica cristiana. I libri profetici e apocalittici, come il Libro di Daniele e l'Apocalisse, sono esempio di profezie adempiute e mostrano la sovranità di Dio sull'universo LIBRO DELL'APOCALISSE Il Libro dell'Apocalisse è stato interpretato in moltissimi modi nel corso della storia. Sovente alcuni gruppi di persone che lo hanno letto hanno ritenuto di vivere nel momento storico in cui la maggior parte (o comunque una parte significativa) delle profezie erano in immediato adempimento. L' escatologia preterista parziale , ritiene che al senso di urgenza comunicato dall'Apocalisse (per il quale molti gruppi hanno ritenuto di essere immediatamente coinvolti negli avvenimenti del libro) sia data tanta enfasi proprio perché la rivelazione si riferiva a eventi concernenti principalmete proprio i primi lettori e uditori del libro, non persone di generazioni successive . wL'Apocalisse fu scritta nel I secolo d.C. I Vangelo About Privacy

  • Studi | Preterismo Parziale

    Preterismo parziale: escatologia blbica cristiana. I libri profetici e apocalittici, come il Libro di Daniele e l'Apocalisse, sono esempio di profezie adempiute e mostrano la sovranità di Dio sull'universo STUDIO BIBLICO SUL PRETERISMO PARZIALE Le conclusioni degli studi biblici qui proposti supportano la comprensione escatologica nota come " preterismo parziale " (dall'inglese "partial preterism"). Secondo la visione preterista parziale, la maggior parte delle profezie bibliche spesso associate al "tempo della fine" si sono già avverate entro il I secolo d.C. Lo studio dell'escatologia cristiana, seppur importante, è secondario alla conoscenza del vangelo della salvezza in Cristo; se non lo conoscete, vi invitiamo a leggerlo qui . Nell'attuale panorama evangelico del XXI secolo, la tesi preterista parziale non è quella più conosciuta e accettata. La maggior parte dei credenti e predicatori sostiene interpretazioni futuriste; l'obiettivo di questi studi è di mostrare che: -il preterismo parziale può essere discusso nelle chiese evangeliche perhé non intacca il vangelo di Cristo né le dottrine bibliche fondamentali del Cristianesimo (il preterismo parziale proclama il vangelo della salvezza che è per grazia mediante la fede senza le opere della legge, crede la risurrezione di Cristo il terzo giorno e la la sua ascensione, il suo futuro ritorno in gloria e la futura risurrezione dei corpi) -il preterismo parziale deriva dallo studio della Bibbia, interpretata nel contesto storico dei suoi autori; il rischio di imporre una propria interpretazione personale legata alle aspettative della propria epoca storica diminuisce notevolmente. Esistono molteplici interpretazioni futuriste (e storiciste) completamente in conflitto tra loro, le quali variano in base all'epoca storica in cui furono formulate esplicitamente; nel caso del preterismo parziale, pur non esistendo un consenso pieno su ciascun dettaglio, il quadro generale che ne emerge è praticamente sempre il medesimo. -l'adempimento di molte profezie può essere confermato dalla storiografia. Se siete scettici sul preterismo parziale, vi invitiamo a leggere gli studi e a valutare se i metodi utilizzati siano onesti e corretti. Nonostante il fascino che l'Apocalisse spesso suscita nei lettori, se conoscete poco il preterismo parziale suggeriamo di andare in ordine e iniziare lo studio dal Libro di Daniele, perché esso è citato o comunque utilizzato come base per le parti escatologiche del Nuovo Testamento. Studio biblico di preterismo parziale, argomenti: Libro di Daniele Discorso sul monte degli ulivi Libro dell'Apocalisse Altre pagine: Vangelo About Privacy

  • Vangelo | Preterismo Parziale

    L'EVANGELO DI GESÙ CRISTO Gesù si recò in Galilea, predicando il vangelo di Dio e dicendo: 15 «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; ravvedetevi e credete al vangelo ». Marco 1:14-15 L'apostolo Paolo scrive: Vi ricordo, fratelli, il vangelo che vi ho annunciato, che voi avete anche ricevuto, nel quale state anche saldi, 2 mediante il quale siete salvati , purché lo riteniate quale ve l'ho annunciato; a meno che non abbiate creduto invano.3 Poiché vi ho prima di tutto trasmesso, come l'ho ricevuto anch'io, che Cristo morì per i nostri peccati , secondo le Scritture; 4 che fu seppellito; che è stato risuscitato il terzo giorno , secondo le Scritture... ( 1 Coririnzi 15:1-4 ) Non mi vergogno del vangelo , perché esso è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede Romani 1:16 La predicazione della croce è pazzia per quelli che periscono, ma per noi, che veniamo salvati, è la potenza di Dio [...] Ma noi predichiamo Cristo crocifisso ( 1 Corinzi 1:18-23 ) Se con la bocca avrai confessato Gesù come Signore e avrai creduto con il cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvato . Romani 10:9 Il messaggio del vangelo, l'unico annuncio mediante il quale Dio dà la salvezza, è questo: Dio comanda a tutti di ravvedersi e di credere in Gesù, il Signore; egli fu crocifisso e morì per i peccati di chiunque crede in lui, ma fu risuscitato dai morti. Il vangelo promette la salvezza dal peccato e dalla morte a chiunque crede: come Gesù visse una vita senza peccato e ora vive nella vita eterna con il corpo glorificato dopo la risurrezione, così i salvati saranno glorificati e resi perfetti, essendo i loro peccati espiati da Gesù al posto loro sulla croce ed essendo stati giustificati dal Signore risorto. Il fatto che Dio comandi che tutti si ravvedano e credano al vangelo per la salvezza è ancora oggi sempre lo stesso e varrà per tutta la durata della storia, fino al giorno del giudizio ( Atti 17:30-31 ); questo comando riguarda ciascuna persona, riguarda quindi chiunque stia leggendo queste parole: Dio comanda a chiunque stia leggendo di ravvedersi e di credere in Cristo. Credere al va ngelo è più importante di qualunque altra cosa , perché è Dio ad aver stabilito questo per la sua gloria e come unico mezzo per la salvezza degli esseri umani. Per un approfondimento sul messaggio del vangelo aprite questo link al nostro altro sito dove ciò è spiegato: Sito generale: xsdeusov.wixsite.com/xsdeusov Credere al vangelo è più importante di qualunque altra cosa , supera la conoscenza del preterismo parziale e di qualunque altra opinione riguardante l'escatologia; questo sito preterista parziale è specifico per questo, ma presuppone la conoscenza del vangelo. Se non conoscete il vangelo della salvezza in Cristo Gesù visitate prima di tutto questa pagina del sito generale: xsdeusov.wixsite.com/xsdeusov/salvezza

  • Libro di Daniele | Preterismo Parziale

    Preterismo parziale: escatologia blbica cristiana. I libri profetici e apocalittici, come il Libro di Daniele e l'Apocalisse, sono esempio di profezie adempiute e mostrano la sovranità di Dio sull'universo LIBRO DI DANIELE Il Libro di Daniele è spesso considerato il primo tassello per comprendere l' escatologia preterista parziale , perché le visioni in esso contenute rappresentano mediante simboli lo svolgersi della storia del popolo di Dio attraverso quattro dominii pagani. Affermare che per queste visioni è corretta l'interpretazione del preterismo parziale consiste principalmente nel mostrare che queste visioni parlano effettivamente in modo non ambiguo di avvenimenti prevalentemente passati; secondariamente si può (per il Libro di Daniele) far notare come le visioni siano almeno parzialmente documentate in modo sufficiente prima degli avvenimenti che descrivono. Il Libro di Daniele si trova nella Bibbia ebraica e fa quindi parte dell'Antico Testamento di quella cristiana. Nella sua redazione originale si tratta di uno scritto bilingue tripartito: -la prima parte (dall' inizio del libro fino a Daniele 2:4 ) è scritta in ebraico -la seconda ( da Daniele 2:4 fino al termine del capitolo 7, ossia Daniele 7:28 ) in aramaico -la terza (dall' inizio del capitolo 8 alla fine del libro cioè Daniele 12:13 ) nuovamente in ebraico. Esistono tre aggiunte non canoniche in lingua greca al Libro di Daniele; una di esse è un testo scritto per essere inserito nel capitolo 3 tra i versetti 23 e 24 dell'originale aramaico, "La preghiera di Azaria e il cantico dei tre giovani", le altre due sono i racconti di "Susanna" e di "Bel e il drago", che compaiono spesso come capitoli 13 e 14. Per chiarezza, intendiamo con "Libro di Daniele" l'originale redatto in ebraico e aramaico, senza le aggiunte in greco. Daniele contiene profezie così precise da essere considerato dagli studiosi scettici come un'opera scritta dopo gli eventi che descrive. La critica scettica fa necessariamente a meno dell'ipotesi di un'intervento sovrannaturale per l'origine dei contenuti del libro, e ne spiega la precisione descrittiva ponendo la data della sua redazione nell'anno 165 a.C. circa, perché in quest'epoca avvenne la persecuzione anti-ebraica perpetrata dal re seleucide Antioco IV Epifane, di cui il Libro di Daniele sembra essere a conoscenza. Ad oggi nel XXI secolo, il più antico reperto identificato che contenga una porzione del Libro di Daniele è un manoscritto trovato a Qumran, indicato con la sigla 4Q114, datato paleograficamente intorno all'anno 125 a.C. circa. Se fosse corretta la datazione del 165 a.C. per la redazione di Daniele , avremmo un manoscitto prodotto solamente 40 anni dopo, un caso rarissimo per i testi antichi, i cui testimoni archeologici più antichi rinvenuti sono solitamente successivi anche di molti secoli. Tuttavia, le predizioni di Daniele non si esauriscono nel II secolo a.C.: alcune profezie "cronologiche" hanno un adempimento nel I secolo d.C., cioè circa 200 anni dopo il periodo in cui fu ricopiato il testo del manoscritto 4Q114, provando così che il libro non contiene semplicemente profezie post-eventum, ma autentiche rivelazioni sovrannaturali. Daniele spiega che queste rivelazioni provengono da Dio. Nelle seguenti pagine è presentato lo studio del Libro di Daniele, focalizzato sull'adempimento delle profezie in esso contenute. Prima di iniziare lo studio, si consiglia la lettura integrale del Libro di Daniele per chi non lo conosca già. INIZIO DELLO STUDIO INDICE DEGLI ARGOMENTI: Daniele 1-6, la parte narrativa Daniele 2, il sogno della statua Daniele 8, il montone e il capro Daniele 7, le quattro bestie Paralleli Dan 7 e 8, Medo-Persia Paralleli Dan 2 e 7, quattro regni Daniele 10, 11 e 12, la grande visione finale Paralleli Dan 8 e 11, Antioco IV Daniele 9, le settanta settimane Considerazioni sul Libro di Daniele e sulla sua importanza per il Cristianesimo ALTRE PAGINE: Vangelo About Privacy

  • Daniele 8 | Preterismo Parziale

    Preterismo parziale: escatologia blbica cristiana. I libri profetici e apocalittici, come il Libro di Daniele e l'Apocalisse, sono esempio di profezie adempiute e mostrano la sovranità di Dio sull'universo Daniele 8 IL MONTONE E IL CAPRO Il capitolo 8 di Daniele è più chiaro rispetto ad altre parti del libro (per questo qui è trattato prima del capitolo 7), perché nel testo stesso è fornita un'interpretazione che identifica i regni simboleggiati nella visione: si parla dei re di Media e Persia e del re di "Javan"; questo nome indica un popolo europeo che è identificato senza particolari criticità con quello greco, e per questo molte traduzioni rendono il termine "Javan" direttamente con "Grecia" senza translitterare il termine ebraico. https://www.laparola.net/testop.php?riferimento=Da8 I versetti che inquadrano il contesto storico di riferimento per la visione sono Dan iele 8:1,20-21 dove si di ce che: -la visione avviene al tempo di Baldassar (re babilonese) -il montone rappresenta i re di Media e Persia -il capro rappresenta il re di Grecia (termine ebraico "Javan"). Utilizzando i re babilonesi della parte narrativa come "ancora storica" (Baldassar visse nel VI secolo a.C.) è possibile collocare storicamente i regni a cui si fa riferimento in Daniele 8. Storicamente l'impero Achemenide, frutto della conquista del regno dei Medi da parte dei Persiani (nel 550 a.C.) conquistò quello Neo-Babilonese nel 539 a.C. Nel Libro di Daniele ciò è descritto nella parte narrativa (in particolare in Daniele 5:28-31 ), dove il dominio da parte di Medi e Persiani segue il dominio dei Caldei (ossia i Babilonesi). I re di Media e Persia del versetto 20 sono quindi quelli dell'impero Achemenide (impero Medo-Persiano), che storicamente durò fino al 331 a.C. quando fu soppiantato dall'impero di Alessandro detto "Magno " (Impero detto Greco, Macedone o Ellenistico). Ciò è simboleggiato in Daniele 8:5-7 dal capro che vince il montone: il montone (Media e Persia nel versetto 20) rappresenta quindi l'impero Achemenide, mentre il capro (Grecia o "Javan", nel versetto 21) è l'impero di Alessandro Magno. Da qui il testo continua al versetto 8 descrivendo la divisione dell'Impero di Alessandro Magno verso i quattro punti cardinali (storicamente, con la sua morte l'impero fu diviso). Le quattro maggiori divisioni dell'Impero Greco furono l'Impero Tolemaico (in Egitto), L'Impero Seleucide (in Siria), il Regno di Pergamo e il Regno di Macedonia. Ciò è rappresentato dai quattro corni che sorgono al posto del gran corno che era Alessandro Magno (versetti 21 e 22). Storicamente nessuno dei quattro regni ellenistici durò oltre il I secolo a.C., ciò è da tenere in considerazione per comprendendere il simbolo del piccolo corno, che proviene da uno dei quattro (versetti 8 e 9). Per le azioni del piccolo corno e in particolare per la soppressione del sacrificio quotidiano (versetto 11) esso è da identificarsi con Antioco IV detto "Epifane", sovrano Seleucide, che profanò il tempio ebraico nel 168 a.C.; il tempio fu purificato e messo nuovamente in funzione nel 165 a.C., ciò è commemorato dalla festa ebraica di Hannukkah (detta anche festa delle luci o festa della dedicazione, come in Giovanni 10:22 ). Le "duemilatrecento sere e mattine" ( Daniele 8:14 ) sono un riferimento alla durata dei soprusi anti-ebraici di Antioco IV prima della purificazione del tempio. Affermare che Antioco IV non ha nulla a che fare con il piccolo corno di Daniele 8, come fanno alcuni gruppi, è un tentativo di interpretazione dettato dal desiderio di cercare un differente adempimento del testo; escludere Antioco IV dall'interpretazione è un errore perché l'unica volta che il sacrificio quotidiano nel secondo tempio ebraico fu interrotto sotto il dominio ellenistico fu nel 168 a.C. (fu interrotto nuovamente nel I secolo d.C. con la guerra Giudeo-Romana, ma in quel momento storico i regni ellenistici erano già terminati). Il testo di Daniele 8 suggerisce che questa visione riguardi in particolar modo il popolo ebraico e non sia necessario attribuire alla visione una portata "universale". Questi riferimenti al popolo ebraico sono: -il fatto che dall'inizio del capitolo 8 la lingua originale del testo torna ad essere l'ebraico, la lingua particolare di questo popolo, mentre nella parte centrale del Libro di Daniele (dalla seconda parte del versetto di Daniele 2:4 fino alla fine del capitolo 7, ossia Daniele 7:28 ) il testo era in aramaico, lingua franca in Medioriente. -il tema dei versetti 10-14, dove si parla della religione del popolo ebraico, come si comprende dall'uso di termini tipici che possono riferirsi soltanto da essa e non a una religione pagana: "esercito del cielo" al v10 (in questo contesto indica l'esercito celeste di Dio, non semplicemente gli astri); il "capo" di quell'esercito (Dio), il "sacrificio quotidiano", il "santuario" al v11; la "verità" "gettata a terra" nel v12, espressione che particolarmente esclude che si parli di paganesimo; al v13, nuovamente il "sacrificio continuo", poi "luogo santo"; infine al v14 si parla di purificazione del santuario. -al versetto 24 si parla del "popolo dei santi"; in un contesto ebraico, che è quello del Libro di Daniele ( Daniele 1:1-3 ) sarebbe innaturale e forzato escludere dall'interpretazione il popolo ebraico stesso. Le ragioni generalmente addotte da chi esclude Antioco IV dall'interpretazione sono legate al fatto che si parla di fatti riguardanti la"fine" nei versetti 17, 19 e 23. Spesso si assume che la "fine" sia il termine della storia umana per come la conosciamo. Ciò potrebbe essere vero, ma in questo contesto non è richiesto dal testo, anzi non è affatto implicato perché il testo, come detto sopra, riguarda in particolare il popolo ebraico e non l'umanità intera. Il montone e il capro rappresentano il dominio achemenide e quello ellenistico, in questo caso visti da una prospettiva ebraica. La "fine" si riferisce al termine del dominio ellenistico sul popolo ebraico o, equivalentemente, indica che la "visione delle sere e delle mattine" (v26) cioè la purificazione del santuario avviene alla fine del periodo storico simboleggiato dal montone e dal capro e riguarda un "tempo lontano" (v 26) dal regno di Baldassar re di Babilonia (v1). Questa indipendenza dal domionio ellenistico fu possibile a partire dalle vittorie in seguito alla rivolta dei Maccabei; proprio le loro azioni portarono alla purificazione del tempio nel 165 a.C. Questa rivolta dei Maccabei portò alla graduale emancipazione fino a un regno propriamente strutturato sotto la dinastia Asmonea. Un altra ragione per ritenere che la visione del montone e del capro riguardi un preciso momento storico ma non parli della "fine totale" è l'assenza di un tema che è comune invece alle altre parti apocalittiche del libro: l'eternità. Le rivelazioni di Daniele 2, 7, 9 e la visione finale (capitoli 10-12) parlano dell'instaurazione di qualcosa di eterno (o che dura per sempre): -in Daniele 2: si dice: "Al tempo di questi re, il Dio del cielo farà sorgere un regno, che non sarà mai distrutto e che non cadrà sotto il dominio d'un altro popolo. Spezzerà e annienterà tutti quei regni, ma esso durerà per sempre" ( Daniele 2:44 ) -in Daniele 7: si parla di "regno eterno" ( Daniele 7:27 ), "dominio eterno" e "regno che non sarà distrutto" ( Daniele 7:14 ); si dice che: "i santi dell'Altissimo riceveranno il regno e lo possederanno per sempre, eternamente" ( Daiele 7:1 8 ). -in Daniele 9 uno dei fini collegati alle settanta settimane è "stabilire una giustizia eterna" ( Daniele 9:24 ). -nella visione finale (capitoli 10-12) si parla di "vita eterna" ed "eterna infamia" ( Daniele 12:2 ) e di risp lendere "come le stelle in eterno" ( Daniele 12:3 ). Il fatto che, al contrario, nella visione del montone e del capro manchi il riferimento a qualcosa di eterno può quindi essere un indicazione del fatto che tale visione intende rappresentare la fine di un periodo storico, al quale segue implicitamente un altro, in cui nulla di eterno è propriamento instaurato a differenza di quanto avviene nelle altre visioni. Daniele 2, il sogno della statua Daniele 7, le quattro bestie Daniele 8, il montone e il capro Daniele 9, le settanta settimane Daniele 10, 11 e 12, la grande visione finale Vangelo About Privacy

  • Daniele, grande visione finale | Preterismo Parziale

    Preterismo parziale: escatologia blbica cristiana. I libri profetici e apocalittici, come il Libro di Daniele e l'Apocalisse, sono esempio di profezie adempiute e mostrano la sovranità di Dio sull'universo DANIELE 10, 11 E 12 LA GRANDE VISIONE FINALE La grande visione finale è costituita per la maggior parte di un discorso pronunciato da un uomo comparso in visione a Daniele ( Daniele 10:20-12:4 ), tale discorso è profetico e ci si riferisce a volte ad esso come a "Daniele 11" (in realtà inizia un po' prima e finisce un po' dopo il capitolo 11). Esso è preceduto dal racconto di un digiuno da parte di Daniele e dell'inizio della visione, con alcuni dialoghi tra Daniele gli uomini apparsigli ( Daniele 10:1-19 ) e seguito dall'epilogo ( Daniele 12:5-13 ), in cui, prima della conclusione, Daniele è perlesso, ma gli vengono rivelate informaioni aggiuntive (quanto comprensibili siano dal punto di vista di Daniele, non è chiaro) e viene esortato ad avviarsi verso la fine, con la promessa che riceverà la sua parte di eredità "alla fine dei tempi" ( Daniele 12:13 ). La prima parte della visione comprende un'indicazione temporale: nel terzo anno di Ciro (c. 10 v. 1); potrebbe corrispondere circa all'anno 537 a.C., perché la conquista di Babilonia avvenne nel 339 a.C. che sarebbe quindi il primo anno di Ciro per Daniele. Il testo dal c. 10 v. 2 descrive un digiuno di tre settimane da parte di Daniele, seguite dalla visione. L'uomo apparso in visione afferma di aver desiderato rispondere alla perghiera di Daniele fin da subito, ma di essere stato trattenuto per 21 giorni (cioè tre settimane, la durata del digiuno di Daniele) per lottare contro il "principe di Persia" fino ad avere ricevuto l'aiuto di "Michele, uno dei primi capi" (c.10, vv. 12-13). Esistono differenti possibili interpretazioni di questo passo: una è che il principe di Persia sia una potenza "angelica"" (non necessariamente "buona") assegnata al regno di Persia, mentre a Michele difende il popolo di Dio (vedere c. 10 v 21 e c. 12 v. 1). Che cosa spinge Daniele a pregare e digiunare? Il testo non lo dice, però, sappiamo dal capitolo precedentre che si aspettava la fine dell'esilio di Babilonia e un nuovo tempio in cui ci saranno offerte a Dio ( Daniele 9:1-2,17,26-27 ). Perciò, per quanto riguarda i 21 giorni, è stato ipotizzato che, se ciascuno di essi rappresentasse un anno come nel caso delle " settanta settimane ", il fatto che il principe di Persia trattenga il messaggero per 21 giorni potebbe significare che il regno di Persia tarderà 21 anni a permettere al popolo di Dio la ricostruzione del tempio. La ricostruzione iniziò nel sesto anno di Dario ( Esdra 6:14-16 ), circa il 516 a.C. cioè 21 anni dopo il 537, l'anno della visione. Questa identificazione del possibile significato dei 21 giorni è solo ipotetica, perché il testo non dà un'intrerpretazione di questo numero, a differenza di altre parti del Libro di Daniele dove c'è una spiegazione esplicita fornita. Questa prima parte, prima del lungo discorso profetico, dice quale sia l'argomento della rivelazione: la descrizione di una "grande lotta" (c10 v1); a Daniele viene detto dal messaggero "sono venuto a farti conoscere ciò che avverrà al tuo popolo negli ultimi giorni; perché è ancora una visione che concerne l'avvenire" (c10 v14). Si parla degli ultimi giorni in relazione al popolo di Daniele, cioè il popolo ebraico. Ciò è confermato più avanti in Daniele 12:6-7 , dove è detto che la fine delle cose straordinarie profetizzate nella visione avverrà "quando la forza del popolo santo sarà interamente spezzata". Prima della lunga profezia, il messaggero dice a Daniele che gli vuole "far conoscere ciò che è scritto nel libro della verità" (c10 v21); questa menzione di un libro della verità suggerisce che il messaggero stia recitando o leggendo qualcosa di scritto in un libro (ciò non deve stupire: si parlava di libri anche nella visione delle quattro bestie in Daniele 7:10 ). Più tardi, in Daniele 12:4 , viene detto al profeta di sigillare "il libro sino al tempo della fine"; è possibile che il libro che deve essere sigillato da Daniele sia proprio il libro della verità menzionato dal messaggero (c10 v21). Da notare che il discorso profetico termina con l'annuncio della resurrezione: "Molti di quelli che dormono nella polvere della terra si risveglieranno; gli uni per la vita eterna, gli altri per la vergogna e per una eterna infamia. 3 I saggi risplenderanno come lo splendore del firmamento e quelli che avranno insegnato a molti la giustizia risplenderanno come le stelle in eterno." ( Daniele 12:2-3 ). A Daniele, proprio alla fine del libro, viene promesso di ricevere la sua parte di eredità nella resurrezione ( Daniele 12:13 ). Il tema della risurrezione con la salvezza per i giusti o della eterna infamia, spiega uno dei modi in cui Dio opera salvezza giustizia anche quando ciò non sembra evidente dallo svolgersi della storia umana. Per esempio in Daniele 3:17-18 , i tre amici di Daniele avevano dichiarato la possibilità che Dio potesse non intervenire per salvarli dalla morte nella fornace ardente; ciò significa che Dio è dalla parte dei suoi servi che hanno subito ingiustizie anche se lo svolgersi della storia umana sembrerebbe dire il comntrario, perché Dio darà loro salvezza, riscatto e vita eterna alla risurrezione. Daniele 2, il sogno della statua Daniele 7, le quattro bestie Daniele 8, il montone e il capro Daniele 9, le settanta settimane Daniele 10, 11 e 12, la grande visione finale Vangelo About Privacy

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