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  • Paralleli Dan 2 e 7, quattro regni | Preterismo Parziale

    Preterismo parziale: escatologia blbica cristiana. I libri profetici e apocalittici, come il Libro di Daniele e l'Apocalisse, sono esempio di profezie adempiute e mostrano la sovranità di Dio sull'universo DANIELE 2 e 7 I QUATTRO REGNI I Daniele 2, il sogno della statua Daniele 7, le quattro bestie Daniele 8, il montone e il capro Daniele 9, le settanta settimane Daniele 10, 11 e 12, la grande visione finale Vangelo About Privacy

  • Daniele 7 | Preterismo Parziale

    Preterismo parziale: escatologia blbica cristiana. I libri profetici e apocalittici, come il Libro di Daniele e l'Apocalisse, sono esempio di profezie adempiute e mostrano la sovranità di Dio sull'universo Daniele 7 LE QUATTRO BESTIE Il capitolo 7 di Daniele , (la visione delle quattro bestie) è qui trattato successivamenente all'ottavo ( visione del montone dell capro ). Questa inversione nella trattazione dei capitoli può essere utile perché, a differenza dell'ottavo capitolo, il settimo non specifica i nomi dei regni di cui parla ; risulta più conveniente affrontarlo ora, dopo che il metodo d'interpretazione è già stato utilizzato per l'altra visione. https://www.laparola.net/testop.php?riferimento=Da7 il capitolo 7 parla di quattro regni seguiti da un regno fatto sorgere da Dio (vv 17-18), ciò è analogo a quanto descritto nel capitolo 2 . Per questo motivo è ragionevole studiare l'eventuale esistenza un parallelismo tra questi due capito li, tenendo conto della necessità di testare successivamente se questo supposto parallelismo sia corretto o inconsistente con l'esegesi e nel secondo caso rinunciarvi (ma la conlusione di questo studio è che i due capitoli sono effettivamente paralleli). L'impiego di animali simbolici per indicare gli imperi è analogo a quanto compare nel capitolo 8; tuttavia il numero di questi animali è differente (quattro e due), è quindi da escludersi un parallelismo rigoroso, ma è possibile utilizzare schemi del capitolo 8 (che sono già stati in grado di decifrare il significato storico dei simboli della visione del montone e del capro) per interpretare questo capitolo 7. Con queste nozioni è possibile procedere con l'identificazione. LA PRIMA BESTIA, IL LEONE La prim a bestia, il leone (v 4) ha alcune caratteristiche già presentate parlando del giudizio subito da Nabucodonosor (in Daniele 4:16,33 ) in particolare, le carateristiche rilevanti per il capitolo 7 sono le ali o le penne d'aquila e il cuore umano. Mentre Daniele 4:16,33 descrive l'abbassamento di Nabucodonosor, il versetto 4 del capitolo 7 parla invece della sua riabilitazione ("fu fatto stare in piedi come un uomo"), in analogia a Daniele 4:36 . Dato questo legame con il capitolo 4, il leone deve essere collegato a Nabucodonosor; ciò è analogo alla testa della statua in Daniele 2:38 . Perciò sia nel sogno della statua, sia in questa visione dei quattro animali, il primo regno ad essere simboleggiato è quello rappresentato da N abucodonosor, ossia l'Impero Neo-Babilonese (Caldeo). Per questa prima bestia il parallelismo tra capitolo 7 e 2 è difficilmente contestabile ed è solitmente accettato anche dagli scettici . LA SECONDA BESTIA, L'ORSO La seconda bestia, l'orso (v 5) segue la prima , che rappresentava Babilonia. Presumendo il parallelismo con il capitolo 2, questa bestia deve rappresentare il regno successivo a quello Babilonese, ossia quello Medo-Persiano (Achemenide). Ciò è descritto in Daniele 5:28-31 e storicamente accettato. Analogamente a quanto detto per il busto d'argento di Daniele 2:32,39 , Medi e Persiani devono essere considerati come un'unica entità politica, perché -hanno un'unica legge ( Daniele 6:8,12,15 ) -sono nominati insieme come coloro che conquistano il regno Babilonese ( Daniele 5:28 ) -nella visione del capitolo 8 sono rappresentati da un solo animale ( Daniele 8:20 ) , dire che l'orso del versetto 5 rappresenta soltanto una delle due etnie (solo Medi oppure solo Persiani), significherebbe utilizzare un metodo diverso da quello chiaramente impiegato nell a visione del montone e del capro. LA TERZA BESTIA, IL LEOPARDO La terza bestia, il leopardo (v 6) segue la seconda, che rappresentava la Medo-Persia; sappiamo dal capitolo 8 che l'impero successivo è quello greco (in ebraico "Javan"), rappresentato dal capro ( Daniele 8:21 ); ciò corrisponde a quanto riportato dalla storiografia. Il leopardo rappresenta perciò la Grecia, cioè l'Impero Ellenistico di Alessandro "Magno", che conquistò quello Achemenide. Questo leopardo ha quattro ali; è ragionevole pensare che sia in grado di volare, e ciò potrebbe essere analogo al fatto che il nmontone del capitolo 8 si muova "senza toccare il suolo" ( Daniele 8:5 ). Ha quattro teste; questo numero può essere messo in parallelo con le quattro corna che spuntano sul capro in Daniele 8:8,22 . Secondo l'ipotesi scettica, il leopardo rappresenterebbe invece la Persia (soltanto la Persia, perché l'orso rappresenterebbe soltanto la Media e non l'intero Impero Achemenide) e le quattro teste sarebbero i quattro re descritti in Daniele 11:2 . Ciò non è possibile perché l'identificazione dei re Persiani in Daniele 11:2 esclude che il primo dei quattro sia Ciro, che è sovrano al momento della visione dei capitoli 10, 11 e 12 ( Daniele 10:1 ); per la trattazione di questo passo vedere la pagina sulla visione finale di Daniele . Storicamente i re Persiani furono molti di più, ma l'interpretazione scettica ritiene che il Libro di Daniele contenga molti errori storici, uno dei quali sarebbe proprio il numero dei sovrani persiani. Storicamente il periodo dell'Impero Achemenide durò circa 208 anni (dal 539 a.c al 331 a.C.); suddividendo questo periodo tra cinque regnanti (Dario il Medo e quattro sovrani persiani) si trova che mediamente ognuno di essi avrebbe dovuto regnare circa 41 anni, una media molto alta (inoltre Dario il Medo aveva già 62 anni quando iniziò a regnare, Daniele 5:31 , (perciò per i quattro re Persiani la media di durata dei regni dovrebbe esser maggiore). Se invece si immaginano durate di regni mediamente minori, bisognerebbe affermare che il Libro di Daniele ritenga che il periodo di dominio Persiano sia minore di quella storicamente stabilito, ma così i presunti calcoli per cercare di far funzionare le 70 settimane secondo gli scettici non funzionanerebbero più (vedere la sezione de dicata della pagina su Daniele 9 ). LA QUARTA BESTIA, TERRIBILE E CON DIECI CORNA La q uarta bestia, descritta come terribil e, avente dieci corna (v 7) segue la terza, che rappresenta il dominio Ellenistico. Sto r icamente questo fu soppiantato da Roma. Questa identificazione del quarto regno con Roma è rifiutata presumibilmente da tutti gli studiosi che non accettano un'origine sovrannaturale del Libro di Daniele (del quale esistono frammenti risalenti al II secolo a.C. come il manoscritto di Qumran indicato dalla sigla 4Q114), perché essi ritengono che daniele contenga soltanto profezie post-eventum che arrivano fino ad Antioco IV (morto nel 164 a.C.) e profezie fallite sulla sua morte. Un'altra argomentazione sarebbe che mentre il Libro di Daniele parla chiaramente di Caldei, Medi, Persiani e Greci (Javan), non nomina esplicitamente i Romani; ma ciò, anche secondo l'ipotesi anti-sovrannaturalistica non è del tutto corretto corretto: infatti le menzioni di un "gene rale" in Daniele 11:18 e di "navi di Chittim" in Daniele 11:30 sono considerate senza problemi come riferimenti a interventi dei Romani anche da chi consi d era la "visione finale" come post eventum. Il Libro di Daniele chiaramente parla dei greci, pur utilizzando un termine ebraico ( Javan ) che non è la translitterazione del modo in cui i Greci e Macedoni chiamavano sé stessi. A llo stesso modo "Chittim" (o "Kittim"), che indica l'isola di Cipro, è usato per indicare i R omani basandosi sulla loro provenienza geografica ; non viene utilizzato una versione translitterata del termine "Roma " o "Romani". LE CORNA DELLA QUARTA BESTIA Il ru olo delle corna della quarta bestia (v7) contribuisce a chiarirne l'interpretazione . Esist ono due compresnsioni leggermente diverse di ciò che il testo dice; quella più comune (espressa anche nella traduzione italiana qui proposta) ritiene che ci siano di eci corna iniziali, alle quali si aggiungerebbe un undic esimo "piccolo corno" (v8); l'altra r itiene che il testo non obblighi a ritenere che il "piccolo corno" sia un undicesimo oltre i dieci , ma che sia uno dei dieci, inizialmente piccolo, che cresce facendone cadere altri tre (v8). A seconda di come è compreso il testo, le corna in to tale sarebbero quindi dieci o undici, comprendenti tre corna fatte cadere e un "piccolo corno". L'interpretazione anti-sovrannaturalistica ritiene che la quarta bestia rappresenti l'ellenismo e identifica di conseguenza le corna sopra di essa; il piccolo corno è considerato essere Antioco IV "Epifane", sovrano Se leucide; questa proposta di identificazione può risultare a prima vista convincente per alcune ragioni: -uno stesso simbolo, un "piccolo corno" identificher ebbe la stessa persona nei capitoli 7 e 8. -le azioni del piccolo corno, in particolare il suo perseguitare il popolo dei santi (identificabile senza problemi come popolo ebraico) sono compatibili con quanto fece Antioco IV. La durata di "un tempo, dei tempi e la metà di un tempo" (v25) sarebbe un'approsimazione della durata delle azioni di Antioco, similmente al capitolo 8 , con il periodo di "duemilatrecento sere e mattine" ( Daniele 8:14 ) . Però la quarta bestia rappresenta Roma, non l'Ellenismo, che è rappresentato dalla terza, come argomentato sopra; l'allineamento delle corna è perciò con sovrani Romani. In particolare il piccolo corno che perseguitò il popolo dei santi è Vespasiano, che fece addirittura distruggere Gerusalemme nel 70 d.C.; egli assunse il potere in seguito alla guerra civile successiva alla morte di Nerone (68 d.C.) ; durante la guerra civile, tre imperatori si susseguirono rapidamente (Galba, Otone Vitellio), ma il vincitore finale , il quarto, fu proprio Vespasiano (per questo il 69 d.C. è noto come l'anno dei quattro imperatori). Ciò spiega il significato delle tre corna cadute (vv 8, 20, 24). La visione si focalizza su quanto avviene al "popolo dei santi", il popolo ebraico; tale contesto deve essere tenuto in considertazione per l'identificazione delle dieci corna: infatti, nei precedenti "passaggi di regno" il popolo ebraico è sempre coinvolto, passivamente, nel cambiamento. Dopo l'esilio babilonese si ritrova immediatamente sotto il dominio Persiano fin dal momento conqusista di Babilonia. Allo stesso modo, l'ellenismo sconfisse l'Impero Achemenide e inglobò subitò i popoli mediorientali sotto di esso, tra cui il popolo ebraico. Il Libro di Daniele si interessa di imperi pagani, ma la prospettiva naturalmente adottata è quella ebraica. Ciò deve valere anche per la quarta bestia e le corna su di essa. Numerando a ritroso le dieci corna, cioè dieci capi Romani prima di Vespasia no, si ha: Vitellio (10), Otone (9), Galba (8), Nerone (7), Claudio (6), Caligola (5), Tiber io (4), Ottaviano Augusto (3), Giulio Cesare (2). Questi furono i "cesar i"; di essi Giulio Cesare fu l'unico ad esistere prima del vero e proprio "Impero Romano", essendo dittatore a vita nella Repubblia c Romana, e diede inizio al titolo di "cesare" prima della sua ascesa al potere. Sembra mancare all'appello un capo Romano; ma in realtà al momento dell'ascesa di Giulio Cesare, la Giudea era già parte della provincia romana della Palestina. Questa conquista avvenne ad opera di Pompeo (1), che l'annesse nel 64 a.C. Guardando la storia dal punto di vista della nazione ebraica, la sottomissione a Roma comincia con la conquista di Pompeo, nel 64 a.C. continua sotto il dittatore Giulio Cesare e prosegue sotto i regni dei "cesari" fino al 70 d.C., sotto Vespasiano, anno in cui, con la distruzione del tempio, della stessa Gerusalemme e delle istituzioni ebraiche ( come il Sinedrio) la nazione ebraica viene distrutta e i giudei sono in parte uccisi, in parte deportati e in parte dispersi dentro e fuori l'impero Romano . APPROFONDIMENTO: PARALLELISMI EFFETTIVI O APPARENTI TRA DANIELE 7 E DANIELE 8 . Daniele 2, il sogno della statua Daniele 7, le quattro bestie Daniele 8, il montone e il capro Daniele 9, le settanta settimane Daniele 10, 11 e 12, la grande visione finale Vangelo About Privacy

  • Daniele 2 | Preterismo Parziale

    Preterismo parziale: escatologia blbica cristiana. I libri profetici e apocalittici, come il Libro di Daniele e l'Apocalisse, sono esempio di profezie adempiute e mostrano la sovranità di Dio sull'universo Daniele 2 IL SOGNO DELLA STATUA Il capitolo 2 di Daniele , (il sogno della statua) fa parte della sezione narrativa di Daniele, ma presenta già una vera e propria rivelazione in linea con quanto avviene nella parte finale del libro. Il capitolo inizia in ebraico ma passa completamente all'aramaico già da una frase all'interno del versetto 4. La parte su cui ci si concentra per lo studio del preterismo parziale è quella finale del capitolo ( Daniele 2:31-45 ). https://www.laparola.net/testop.php?riferimento=Da2 Il capitolo inizia con un'indicazione cronologica: nel secondo anno di Nabucodonosor. Questa indicazione è importante perché il regno stesso di Nabucodonosor è simboleggiato nel sogno della statua; essa fornisce quindi un'ancora storica per l'interpretazione del sogno, come discusso più avanti. Prima del racconto vero e proprio del sogno e della sua interpretazione, la parte narrativa di questo capitolo mette in risalto alcune questioni di per sé rilevanti per il preterismo parziale: A) Il re intende mettere alla prova i suoi consiglieri per quanto riguarda la capacità di interpretare il sogno (v 9). Il Libro di Daniele propone quindi la possibilità di testare pretese capacità sovrannaturali, ma al contempo esso stesso si propone come un libro contenente rivelazioni sovrannaturali; il Libro di Daniele è in grado di superare la prova a cui furono sottoposti i consiglieri del re? La conclusione di questo studio preterista parziale è che Daniele supera questa prova ed è pertanto coerente con le aspettative che propone. B) Nella maggior parte dei libri profetici della Bibbia, Dio parla in prima persona quando dà delle profezie (per esempio mediante l'espressione "così parla il SIGNORE", come in Isaia 22:15; Geremia 2:5; Ezechiele 2:4; Amos 1:3; Abdia 1; Michea 3:5; Aggeo 1:2; Zaccaria 1:3; Malachia 1:4 ), il libro di Daniele però, non contiene questa espressione o altre equivalenti. Daniele è quindi un autentico profeta? I versetti 19-22 e 27-30 chiariscono la provenienza delle rivelazioni sovrannaturali: Dio. Che sia il SIGNORE (cioè Yhwh) la fonte della rivelazione per Daniele è dato per scontato nel resto del libro (ciò è chiaro in Daniele 9:20-23 ). Perciò Daniele è un autentico profeta, sebbene differente dagli altri per modalità di rivelazione e missione. Il sogno e la sua interpretazione (versetti 31-45) riguardano quattro regni succesivi, rappresentati da quattro parti della strtua (di materiali differenti) dei quali il primo è quello di Nabucodonosor. Al tempo dei re del quarto regno, un altro regno, che non sarà distrutto, è fatto sorgere da Dio. L'identificazione della testa d'oro come Nabucodonosor (v37) è fondamentale per l'interpretazione, perché chiarifica il punto di partenza per il conteggio di quattro regni successivi L'identficazione dei re deve riguardare il sovrano in quanto autorità di un determinato regno, non in quanto individuo; quando Daniele dice a Nabuconosor "la testa d'oro sei tu" ( Daniele 2:38 ), sta parlando di lui come re di Babilonia. L'identificazio ne dei re come cariche e non come individui è necessaria perché l'alternativa non è compatibile con quanto emerge dal Libro di Daniele, in quanto: -Se i re fossero i quattro individui nominati nel Libro di Daniele, questi sarebbero Nabucodonosor, Baldassar, Dario il Medo e Ciro; dopo Ciro dovrebbe iniziare un regno fatto sorgere da Dio, ma Daniele 2:44 parla di re al plurale nel constesto della quarta parte della statua (non delle prime tre). Ciò sarebbe insensato se ogni parte rappresentasse un singolo individuo. -Il capitolo 7 parla di una successione di ben dieci re ( Daniele 7:24 ), il numero dei quali supera quindi le quattro parti della statua. Il primo regno è quindi quello Neo-Babilonese (Caldeo), personificato da Nabucodonosor stesso; per i regni successivi l'identificazione si deve basare su altri passi del Libro di Daniele e sulla storiografia; un altra vicenda della parte narrativa di Daniele esplicita chi succedette al regno Babilonese, si tratta dei Medi e Persiani ( Daniele 5:28-30 ), che sono quindi rappresentati dal busto d'argento. Nonostante la presenza di due etn ie, Medi (come Dario, Daniele 5:31 ) e Persiani (come Ciro, Daniele 10:1 ), Media e Persia sono da considerarsi uniti in un'unica realtà politica, perché hanno leggi comuni ( Daniele 6:8,12,15 ) e perché rappresentate da un unico animale in un'altra visione ( Daniele 8:20 ). Le pagine successive, oltre a analizzare ulteriormente alcuni temi già trattati, servono anche per le identificazioni della terza e della quarta parte della statua. Daniele 2, il sogno della statua Daniele 7, le quattro bestie Daniele 8, il montone e il capro Daniele 9, le settanta settimane Daniele 10, 11 e 12, la grande visione finale Vangelo About Privacy

  • Daniele 1-6 | Preterismo Parziale

    Preterismo parziale: escatologia blbica cristiana. I libri profetici e apocalittici, come il Libro di Daniele e l'Apocalisse, sono esempio di profezie adempiute e mostrano la sovranità di Dio sull'universo PRETERISMO PARZIALE: INIZIO DELLO STUDIO DEL LIBRO DI DANIELE Daniele 1-6 LA PARTE NARRATIVA II primi sei capitoli del libro di Daniele sono narrativi; parlano di alcuni episodi significativi che riguardno Daniele e i suoi tre compagni d'esilio a Babilonia. Anche questa parte narrativa è importante per lo studio del preterimo parziale in Daniele perché: A) letterariamente forma un tutt'uno con la parte più apocalittica (gli ultimi capitoli, dal 7 al 12), sulla quale lo studio escatologico generalmente si concentra maggiormente; così l'unitarietà del libro di Daniele permette di individuare parallelismi e temi comuni che chiarificano o rafforzano le interpretazioni della parte apocalittica. B) presenta elementi apocalittici (ossia di rivelazione proveniente da Dio), anche con un adempimento "a lungo termine". C) costituisce un'"ancora storica" che permette di determinare il significato generale delle visioni ponendo dei forti limiti ad una speculazione soggettiva. https://www.laparola.net/testop.php?riferimento=Da1-6 A) Il Libro di Daniele, pur nella diversità di generi leterari che presenta, funziona in maniera organica per il modo in cui presenta i temi fondamentali del libro (sovranità e giustizia di Dio). Elementi lessicali, strutturali o immagini simili ricorrono anche in parti separate del libro, rendendole intrecciate e talvolta interdipendenti per l'esegesi. Alcuni esempi sono: -La presenza di una "statua sognata" e di una "statua costruita" getta un collegamento tra il capitolo 2, narrativo e apocalittico e il capitolo 3, esclusivamente narrativo. -i riferimenti a profanazioni o distruzioni del tempio ai capitoli 1,5, 8, 9 e 11 è un tema ricorrente attraverso tutto il libro. -la struttura concentrica della parte aramaica (capitoli 2-7): sogno profetico su regni futuri (2), persecuzione di fedeli di Dio (3), giudizio su un re (4), giudizio su un altro re (5), persecuzione di un giusto (6), visione notturna profetica su regni futuri (7). -Il ruolo di "ponte" del capitolo 7, in aramaico come i precedenti, ma che presenta le visioni di Daniele come i successivi. -Il tema della persecuzione o dell'opposizione alla fede, capitoli 1,3,6,7,8,11. -la contrapposizione tra un cuore umano e un cuore di bestia capoitoli 4 e 7. -l'uso di animali simbolici nei capitoli 7,8 -il contetggio di "tempi" nei capitoli 4,7,12 -la salvezza di Dio capitoli 3,6,12 B) Il capitolo 2, che contiene il sogno della statua di Nabucodonosor, presenta una rivelazione e la relativa spiegazione ( Daniele 2:31-45 ). La visione apocalittica, pur essendo raccontanta in una cornice narrativa, è analoga a quanto descritto nei capitoli finali (7-12), ed è rilevante per lo studio del preterismo parziale nel Libro di Daniele perché parla di un futuro lontano, riferendosi a regni successivi a quello di Nabucodonosor ( Daniele 2:39-44 ). Anche i capitoli 4 e 5 contengono rivelazioni sovrannaturali a sovrani Babilonesi (rispettivamente un altro sogno per Nabucodonosor e una scritta misteriosa per Baldassar), ma l'adempimento in questi casi avviene già durante la vita stessa di questi re. C) Il Libro di Daniele presenta riferimenti temporali espliciti ad anni di regno di sovrani del regno di Giuda, dell'Impero Caldeo e di quello Achemenide ( Daniele 1:1,21; 2:1; 7:1; 8:1; 9:1-2; 10:1; 11:1 ). Molti studiosi ritengono storicamente irrilevanti queste indicazioni cronologiche (perché non solo la stesura finale del libro, ma anche l'origine del suo contenuto è da loro sempre successivo anche di secoli rispetto alle date riportate); questo studio preterista parziale considera però prima di tutto il testo effettivo del libro, senza tenere in considerazione presunte datazioni dei contenuti del libro o della sua stesura finale (anche perché questo studio ha lo scopo di mostrare che è coerente considerare Daniele come un libro di origine sovrannaturale; si farà notare alla fine che invece se si importano nel ragionamento presupposti anti-sovrannaturalistici la spiegazione per l'esistenza del Libro di Daniele non è coerente). Le datazioni storiche riguardano l'ultima parte del VII secolo a.C. e il VI secolo a.C.; permettono quindi senza particolari divergenze di identificare il contesto storico delle narrazioni e sono utili per comprendere alcuni punti di partenza e elementi delle visioni apocalittiche. Daniele 1-6, la parte narrativa Daniele 2, il sogno della statua Daniele 8, le quattro bestie Daniele 7, il montone e il capro Daniele 9, le settanta settimane Daniele 10, 11 e 12, la grande visione finale Vangelo About Privacy

  • Paralleli Dan 8 e 11, Antioco IV | Preterismo Parziale

    Preterismo parziale: escatologia blbica cristiana. I libri profetici e apocalittici, come il Libro di Daniele e l'Apocalisse, sono esempio di profezie adempiute e mostrano la sovranità di Dio sull'universo DANIELE 8 E 11 ANTIOCO IV I Daniele 2, il sogno della statua Daniele 7, le quattro bestie Daniele 8, il montone e il capro Daniele 9, le settanta settimane Daniele 10, 11 e 12, la grande visione finale Vangelo About Privacy

  • Daniele 11 | Preterismo Parziale

    Preterismo parziale: escatologia blbica cristiana. I libri profetici e apocalittici, come il Libro di Daniele e l'Apocalisse, sono esempio di profezie adempiute e mostrano la sovranità di Dio sull'universo DANIELE 11 Si affronta in questa pagina il commento al capitolo 11 del Libro di Daniele, che contiene la maggior parte del testo della grande visione . Il discorso esprime il contenuto del "libro della verità" ( Daniele 10:21 ), cui si allude appena prima, alla fine del capitolo precedente. Il discorso prosegue nei primi versetti del capitolo 12 (la suddivisione in capitoli non fa parte del testo originale, è una convenzione succesiva). VERSETTI 1-4 Virtualmente tutti i commentantatori passati e contemporanei, credenti e non credenti, danno la stessa macro-intrepretazione dei versetti da 1 a 4. 1- Chi parla è il messaggero (o, si potebbe dire, l'angelo). Questo versetto non dà l'indicazione temporale narrativa di quando avviene questo discorso ma prosegue il discorso del messagero. Questo versetto non è profetico, ma si riferice a un avvenimento dichiaratamente passato ("nel primo anno di Dario il Medo", come in Daniele 9:1 , mentre la grande visione è nel terzo anno di Ciro, nel capitolo successivo, in Daniele 10:1 ); il suo contenuto non fa ancora parte del "libro della verità" ( Daniele 10:21 ), cui si allude prima e che sta per essere rivelato a Daniele. L'esatto significato di questo versetto non è necessario per lo studio della profezia, perché non ne fa parte. 2- "Ora ti farò conoscere la verità." Da questo momento inizia la rivelazione delle informazioni contenute nel "libro della verità" ( Daniele 10:21 ) e dunque comincia la vera e propria predizione del futuro. "In Persia sorgeranno ancora tre re"; si intende dopo Ciro II, re al momento della visione circa nel 537 a.C. ( Daniele 10:1 ); il successore di Ciro fu Cambise II , dal 529 a.C.; dopo, il secondo dei tre re fu Bardiya (chiamato anche Smerdis) o qualcuno che si fingeva lui: dopo Cambise II, è storicamente accettato che qualcuno regnò per alcuni mesi nell'anno 522 a.C. come Smerdis, ma esiste un dibattito sulla reale identità di questa persona, potrebbe essere stato un impostore chiamato Gaumata, oppure l'idea di un pseudo-Smerdis potrebbe essere stata una diceria del sovrano successivo per legittimare la propria presa di potere. Il terzo dei tre re fu Dario I, che nel 522 a.C. succedette a Smerdis (o allo psudo-Smerdis). "Poi il quarto diventerà molto più ricco di tutti gli altri e quando sarà diventato forte con le sue ricchezze, solleverà tutti contro il regno di Grecia"; questo quarto re segue gli altri tre e si tratta di Serse I, regnante dal 485 a.C., che invase la Grecia nel 480 a.C. (il termine ebraico tradotto con "Grecia" è "Javan"). 3- "Allora sorgerà un re potente che dominerà sul grande impero e farà quello che vorrà". Il re di cui si parla è identficabile con le informazioni del versetto successivo. 4-"Ma appena si sarà affermato, il suo regno sarà infranto e sarà diviso verso i quattro venti del cielo; non apparterrà alla sua discendenza e non avrà una potenza pari a quella di prima; perché sarà smembrato e passerà ad altri, non ai suoi eredi". Virtualmente tutti i commentatori ritengono che questo versetto (con il precedente) si riferisca ad Alessandro Magno, che nel 330 a.C. conquistò l'Impero Persiano, ma morì pochi anni dopo, nel 323 a.C. senza poter lasciare il suo impero ad un erede, ma a dei successori detti Diadochi. Le quattro grandi divisioni dell'impero furono: il Regno di Pergamo, il Regno di Macedonia, L'Impero Tolemaico (dinastia dei Tolomei) e l'Imperro Seleucide (dinastia dei Seleucidi). Questo versetto è parallelo a quanto affermato in Daniele 8:7-8,21-22 , e il suo significato, come si diceva, è virtualmente accettato da tutti i comemtatori; questo permette di stabilire che questa profezia di Daniele non segnala quando avviene un "cambio di re", perché, se non fosse per la chiara identificazione con Alessandro Magno, si potrebbe erroneamente pensare che i versetti 3 e 4 continuino a parlare della successione persiana. Si può quindi presumere che anche nel prosieguo della profezia avvengano "cambi di re" non segnalati. Inoltre, tra il versetto 2 e il versetto 3 c'è un intervallo di tempo notevole: più di un secolo. Tuttavia, questo "cambio di re", sebbene non segnalato esplicitamente, non è nemmeno privo di una ragione tematica: nel versetto precedente si introduce il regno Greco. Nel proseguire l'analisi della profezia è dunque ragionevole aspettarsi "cambi di re" non segnalati ma che abbiano un qualche collegamenteo logico con quanto detto in precedenza. Ha senso inoltre, visto il parallelo con il capitolo 8, pensare che il tema di questo capitolo non sia compleatmente nuovo rispetto a quanto si è già trattato negli altri. Questo suggerisce di utilizzare come approccio esegetico l'ipotesi che le affermazioni in Daniele 11 siano parallele ad altri parti del libro stesso, come il versetto 4 oppure aggiungano dettagli relativi a periodi riguardo ai quali il resto del libro fa affermazioni meno specifiche (per esempio il versetto 2 aggiunge inforamzioni su re persiani non desumibili dalle altre parti del libro). Premessa ai versetti 5-35 Per i versetti da 5 a 35 esiste un grande consenso fra i commentatori, credenti e non, sull'identificazione degli avvenimenti, ma non un consenso assoluto come è virtualmente per i versetti da 1 a 4. Riteniamo generalmente corretta l'interpretazione maggioritaria (salvo alcune precisazioni sul significato di alcune espressioni) perché i passaggi logici utilizzati in essa per identificare gli avvenimenti sono gli stessi impiegati nel v4, per il quale virtualmenmte non ci sono divergenze interpretative. I gruppi o i singoli che non accettano l'intepretazione maggioritaria di Daniele 11:5-35 tendono ad uscire dal contesto storico generale delle visioni di Daniele dei capitoli 2, 7,8 e 9, che (come argomentato precedentemente) parlano di un periodo di tempo che va dall'impero Caldeo a quello Romano, con un focus del capitolo 8 soprattuto sul periodo Ellenistico e in particolare sul relativo " piccolo corno " (Antioco IV Epifane) di Daniele 8:9-14,23-26 . e un altro focus, del capitolo 7, su dieci re e un altro piccolo corno (periodo dell'Impero Romano). VERSETTI 5-20 L'interpretazione maggioritaria ritiene che questi versetti parlino principalmente delle relazioni diplomatiche e belliche tra due dei quattro grandi regni in cui fu diviso l'Impero di Alessandro Magno: l'Impero Seleucide (re/ regno del Nord o Settentrione, in Siria) e l'impero Tolemaico (re/regno del Sud o Mezzogiorno o Meridione, in Egitto). L'utilizzo dei punti cardinali Nord e Sud per indicare questi re è ragionevole da un punto di vista ebraico, che è quello del Libro di Daniele, perchè i territori di Giuda e Israele si trovano proprio tra questi due imperi, con uno a Sud (Tolemaico, in Egitto) e l'altro a Nord (Seleucide, in Siria). La collocazione geografica del popolo ebraico durante il periodo successivo ad Alessandro Magno è una ragione plausibilissima per spiegare perché proprio questi regni e i loro scontri siano trattati in questa parte della profezia. 5- Questo versetto introduce il "re del mezzogiorno", mentre l'espressione "re del Settentrione" è introdotta dal v6. Si segnala che alcune correnti futuriste già a partire da questo versetto si distaccano dall'interpretazione maggioritaria, ritendedo che re del Sud e re del Nord siano potenze dell'età contemporanee ai commentatori o future. Il problema "pratico" principale di questa idea futurista è che la presunta totale mancanza di continuità tra il v4 e il v5 rende l'dentificazione di re del Sud e del Nord esegeticamente inconcludente (l'unico punto fermo sono le identificazioni geografiche Nord e Sud, ma non il periodo a cui si riferirebbe il testo), con il rischio di riflettere nel re nel Sud e del Nord alcune proprie idee, speranze o paure geopolitiche non desumibili dal testo di Daniele. Il "re del Mezzogiorno" è Tolomeo detto "Sotere" capostipite dei Tolomei, in carica dal 305 a.C. al 282 a.C.; "ma uno dei suoi capi diventerà più forte di lui; dominerà, e il suo dominio sarà grande" probabilmente un riferimento a Seleuco Nicatore, capostipite della dinastia dei "re del Settentrione" i Selucidi (chiamati alcun iSeleuco e altri Antioco) che ottenne il dominio nella parte orientale dell'impero di Alessandro Magno, a Nord della Giudea. 6- Antioco II (re del Nord, Seleucide) sposò Berenice, figlia di Tolomeo II intorno al 252 a.C. cercando di mantere un'alleanza che si rivelò solo momentanea. VERSETTI 21-35 L'interpretazione maggioritaria ritiene che questi versetti parlino principalmente delle azioni di Antioco IV "Epifane", di cui si parla anche in Daniele 8. Il gran numero di parole spese per questo personaggio storico è giustificato da quanto già incontrato nel capitolo 8, dove Antioco era molto importante per la sua profanazione del santuario ebraico (o dei suoi arredi o dei sacrifici ad esso connessi), che è uno dei temi ricorrenti nell'intero libro (Daniele 1; 4; 8; 9; 11; 12). 27-"la fine non verrà che al tempo fissato"; il momento della fine non è necessariamente da identificarsi come il "tempo della fine" (di cui si parla al v35), anzi ciò non sembra in linea con il contesto: si parla di un tempo fissato nel contesto dei re che desiderano "farsi del male" a vicenda; leggendo oltre, questo tempo fissato si compie nel v29, quando si dice che i due re si scontreranno. 35- "fino al tempo della fine, perché questa non avverrà che al tempo stabilito" tutto quanto descritto prima di questo versetto non può essere considerato parte di ciò che avviene al tempo della fine (in particolare non lo sono la profanazione del tempio, la soppressione del sacrificio e l'"abominazione della desolazione" nel v31). Antioco IV non è l'ultimo oppositore al popolo di Dio nel corso della storia: essa continua dopo di lui. Questo versetto esclude la tesi scettica secondo la quale la Grande Visione fu scritta da qualcuno che riteneva di star vivendo durante il "tempo della fine" e che l'autore identificasse questo tempo della fine come il periodo di persecuzione di Antioco IV. VERSETTI 36-45 Non esiste un'interpretazione nettamente maggioritaria di questi versetti, anzi questa porzione di testo è nota per essere interpretata in modi completamente diversi dai vari commentatori. Secondo gli scettici, si tratterebbe di una eventuale ricapitolazione delle azioni di Antioco IV, di cui si era già parlato nei versetti precedenti, e di tentativi umani falliti di predizione (fatti circa nel 165 a.C.) riguardo il futuro prossimo. Le interpretazioni fideistiche sono molteplici: -qualcuno ritiene che siano predizioni sul nostro futuro, specialmente sulla fine dei tempi; -qualcuno che non intepreta i versetti precedenti come riferiti ad Antioco IV, ma a un periodo storico successivo ritiene che questi versetti siano la continuazione della profezia storica con eventi successivi (medioevo, età moderna o contemporanea). -qualcuno ritiene che la profezia continui a descrivere la storia successiva ad Antioco IV, tenendo conto dei possibili salti temporali come quelli tra i vv1-2 e i vv3-4. Le identificazioni dei singoli eventi successivi ad Antioco IV non sono universalmente accettate nello stesso modo da tutti coloro che ritengono giusto questo metodo interpretativo. Nonostante la mancanza di universalità nelle identificazioni, si ritiene corretta questa traccia interpretativa; infatti: -si continua l'interpretazione della Grande Visione presumendo che sia parallela alle altre precedenti, aggiungendo dettagli -le identificazioni proposte sono giustificate e non comportano buchi temporali di durata maggiore del resto della storia descritta fino in quel momento nella profezia (vi sarebbero invece buchi temporali difficilmente comprensibili, a differenza del salto tra i vv1-2 e i vv3-4, se gli eventi successivi dovessero accadere millenni dopo Alessandro Magno o Antioco IV). 36- "il re"; questo versettoè noto per essere di significato oscuro; si potrebbe pensare che il re si quello del Nord o del Sud, ma non è specificato. Ad eccezione dei vv19-20, la parola re è sempre associata alle parole "Nord o Sud" in tutta la profezia dal v5 fino al v35, qui al v36 non si dice né del Nord, né del Sud. Per la mancanza di specificazione, è sensato ipotizzare che il re sia semplicemente chi regna sul popolo ebraico in quel momento; dopo Antioco IV si può identificare questo riferimento con i re della dinastia Asmonea (140 a.C. - 64 a.C.) oppure con Erode (detto "il Grande"). 37- "Egli non avrà riguardo agli dèi dei suoi padri; non avrà riguardo al dio preferito dalle donne, né ad alcun dio" da un punto di vista ebraico, che è quello per cui il Libro di Daniele è scritto, Antioco IV non rientra nella descrizione in quanto promosse il culto pagano di Zeus (come dimostrò profanando il tempio ebraico, v31) Daniele 2, il sogno della statua Daniele 7, le quattro bestie Daniele 8, il montone e il capro Daniele 9, le settanta settimane Daniele 10, 11 e 12, la grande visione finale Vangelo About Privacy

  • Libro di Daniele | Preterismo Parziale

    Preterismo parziale: escatologia blbica cristiana. I libri profetici e apocalittici, come il Libro di Daniele e l'Apocalisse, sono esempio di profezie adempiute e mostrano la sovranità di Dio sull'universo LIBRO DI DANIELE Il Libro di Daniele è spesso considerato il primo tassello per comprendere l' escatologia preterista parziale , perché le visioni in esso contenute rappresentano mediante simboli lo svolgersi della storia del popolo di Dio attraverso quattro dominii pagani. Affermare che per queste visioni è corretta l'interpretazione del preterismo parziale consiste principalmente nel mostrare che queste visioni parlano effettivamente in modo non ambiguo di avvenimenti prevalentemente passati; secondariamente si può (per il Libro di Daniele) far notare come le visioni siano almeno parzialmente documentate in modo sufficiente prima degli avvenimenti che descrivono. Il Libro di Daniele si trova nella Bibbia ebraica e fa quindi parte dell'Antico Testamento di quella cristiana. Nella sua redazione originale si tratta di uno scritto bilingue tripartito: -la prima parte (dall' inizio del libro fino a Daniele 2:4 ) è scritta in ebraico -la seconda ( da Daniele 2:4 fino al termine del capitolo 7, ossia Daniele 7:28 ) in aramaico -la terza (dall' inizio del capitolo 8 alla fine del libro cioè Daniele 12:13 ) nuovamente in ebraico. Esistono tre aggiunte non canoniche in lingua greca al Libro di Daniele; una di esse è un testo scritto per essere inserito nel capitolo 3 tra i versetti 23 e 24 dell'originale aramaico, "La preghiera di Azaria e il cantico dei tre giovani", le altre due sono i racconti di "Susanna" e di "Bel e il drago", che compaiono spesso come capitoli 13 e 14. Per chiarezza, intendiamo con "Libro di Daniele" l'originale redatto in ebraico e aramaico, senza le aggiunte in greco. Daniele contiene profezie così precise da essere considerato dagli studiosi scettici come un'opera scritta dopo gli eventi che descrive. La critica scettica fa necessariamente a meno dell'ipotesi di un'intervento sovrannaturale per l'origine dei contenuti del libro, e ne spiega la precisione descrittiva ponendo la data della sua redazione nell'anno 165 a.C. circa, perché in quest'epoca avvenne la persecuzione anti-ebraica perpetrata dal re seleucide Antioco IV Epifane, di cui il Libro di Daniele sembra essere a conoscenza. Ad oggi nel XXI secolo, il più antico reperto identificato che contenga una porzione del Libro di Daniele è un manoscritto trovato a Qumran, indicato con la sigla 4Q114, datato paleograficamente intorno all'anno 125 a.C. circa. Se fosse corretta la datazione del 165 a.C. per la redazione di Daniele , avremmo un manoscitto prodotto solamente 40 anni dopo, un caso rarissimo per i testi antichi, i cui testimoni archeologici più antichi rinvenuti sono solitamente successivi anche di molti secoli. Tuttavia, le predizioni di Daniele non si esauriscono nel II secolo a.C.: alcune profezie "cronologiche" hanno un adempimento nel I secolo d.C., cioè circa 200 anni dopo il periodo in cui fu ricopiato il testo del manoscritto 4Q114, provando così che il libro non contiene semplicemente profezie post-eventum, ma autentiche rivelazioni sovrannaturali. Daniele spiega che queste rivelazioni provengono da Dio. Nelle seguenti pagine è presentato lo studio del Libro di Daniele, focalizzato sull'adempimento delle profezie in esso contenute. Prima di iniziare lo studio, si consiglia la lettura integrale del Libro di Daniele per chi non lo conosca già. INIZIO DELLO STUDIO INDICE DEGLI ARGOMENTI: Daniele 1-6, la parte narrativa Daniele 2, il sogno della statua Daniele 8, il montone e il capro Daniele 7, le quattro bestie Paralleli Dan 7 e 8, Medo-Persia Paralleli Dan 2 e 7, quattro regni Daniele 10, 11 e 12, la grande visione finale Paralleli Dan 8 e 11, Antioco IV Daniele 9, le settanta settimane Considerazioni sul Libro di Daniele e sulla sua importanza per il Cristianesimo ALTRE PAGINE: Vangelo About Privacy

  • Daniele 9 | Preterismo Parziale

    Daniele 9 LE SETTANTA SETTIMANE Il capitolo 9 di Daniele , (che contiene la profezia delle settanta settimane) differisce per molti aspetti dalle visioni precedenti; la rivelazione infatti è più breve, priva di immagini simboliche, ma densa di contenuti; il popolo ebraico, Gerusalemme e il tempio sono i soggetti espliciti e le settanta settimane sono un periodo di tempo con finalità ben determinate. https://www.laparola.net/testop.php?riferimento=Da7 SITUAZIONE STORICA il capitolo 9 si apre con un'indicazione cronologica: nel primo anno di Dario il Medo (v1). Questo porta ad alcuni interrogativi storici, perché al di fuori del Libro di Daniele non esistono riferimenti indipendenti certi a questa persona. Sono stati fatti alcuni tentativi di identificazione, ma nessuno ha riscosso un ampio consenso. Secondo alcune interpretazioni scettiche la figura di Dario il Medo sarebbe completamente una finzione letteraria. Questo studio non intende cercare di dimostrarne la storicità da fonti extrabilbiche, perché ciò non è necessario per l'interpretazione. Infatti secondo Daniele 5:30-31 , Dario il Medo, succedette a Baldassar (Babilonese); la caduta di Babilonia avvenne nel 539 a.C., questo permette senza problemi di identificare il primo anno di Dario come quello della caduta di Babilonia o il successivo. Si tenga in considerazione quindi che il primo anno di Dario il Medo è anche il primo in cui gli ebrei a Babilonia non furono più sotto i Babilonesi, che li avevano deportati. Questo spiega bene il riferimento ai settant'anni di esilio profetizzati da Geremia ( Geremia 25:11-12; 29:10 ) cui si fa riferimento al v1. L'inizio del capitolo introduce quindi la tematica del numero 70, che è importantissima e viene ripresa nei versetti finali, da 24 a 27 IL TEMA DELLA PREGHIERA E LA RISPOSTA La rivelazione delle settanta settimane, data nella seconda parte del capitolo , è la risposta ad u na preghiera (v 23); per questo motivo alcuni elementi sono comuni o correlati . Alcuni concetti e termini cardine espressi nella preghiera da Daniele e impiegati anche da Gabriele nella risposta sono: peccato (vv 16,20 e v 24), iniquità (vv 13,16 e v24), giustizia (vv 7,16,18 e v 24), desolazione/devastazione (ebraico "shamem", vv 17, 18 e vv 26,27), santuari o (v 17 e v 26), città/ Gerusalemme (vv 7,12,16,18 e vv 24,25,26,27). La rivelazione portata da Gabriele fornisce una risposta proveniente da Dio, che ha ascoltato la preghiera e comunica la sua scelta per risolvere le varie questioni che turbano Daniele: "Settanta settimane sono state fissate riguardo al tuo popolo e alla tua santa città, per far cessare la perversità, per mettere fine al peccato, per espiare l'iniquità e stabilire una giustizia eterna, per sigillare visione e profezia e per ungere il luogo santissimo" (v 24); il versetto 24 dà il quadro spirituale di quanto Dio intende realizzare, mentre i successivi versetti, 25,26,27 ne indicano il modo di attuazione concreto nella storia d'Israele, in particolare facendo riferimento alla città di Gerusalemme e al santuario, che Daniele aveva menzionato nella preghiera. DURATA DELLE SET TANTA SETTIMANE Le settimane della profezia (vv 24-27) sono generalmente considerate come "settimane di anni" (anche da chi non crede che si tratti di una vera profezia, come si discute sotto ); alcune ragioni sono le seguenti: -il termine ebraico "shabua", utilizzato per indicare la settimana di sette giorni, in realtà signi fica genericamente "settetto", perciò è perfettamente lecito postulare che il "settetto" sia costituito da qualc osa di diverso dai classici "giorni". -La risposta di Gabriele parte dalla considerazione di Daniele sui 70 anni di esilio, l'ordine di grandezza a cui si fa implicitamente riferimento è quindi quella di anni, non di giorni. -Il concetto di "settimane di anni" è esplicito in Levitico 25: 8 . -70 settimane di giorni significherebbero 490 giorni, cioè circa una anno e quattro mesi, ma gli eventi descritti nella profezia suggeriscono una scala temporale più ampia: bisogna innanzitutto attendere un ordine di restauro per la città,, essa deve essere ricostruita, deve avvenire un'invasione con conseguente distruzione della città del santuario e ci deve essere la stipula di un pa tto. -In Ezechiele 4:4-6 e in Numeri 14:34 , Dio stabilisce che il numero di giorni equivalga a allo stesso numero di anni. QUANTO DURA UN ANNO? Attenzione, questa sezione è molto tecnica ( perché la profezia delle settanta settimane è di carattere matematico) e potrebbere rendere poco agevole il flusso del discorso generale, può essere momentanemanete saltata e analizzata in seguito per colmare le lacune e tracciare le ragioni dei dati utilizzati nel ragionamento . Quan to dura un anno? Sembra una domanda superflua, perché il nostro calendario gregoriano è molto preciso e segue il cilco delle stagioni, ma, in realtà, nel contesto ebraico antico esistono più possibiltà: -Calendario solare puro, cioè una calendario che segue il ciclo delle stagioni . Sappiamo che la durata di un anno solare è circa 365,25 giorni) -Calendario luni-solare, mantiene sincronizzati i mesi con i cicli lunari variando la durata dei mesi (o 29 o 30 giorni) e contemporaneamente rimane allineato alle stagioni aggiungendo un 13esimo mese quando inizia ad essere sfasato.La durata media degli anni nei calendari lunisolari è identica a quella nei calendari solari puri, perché non c'è sfasamento rispetto alle stagioni. -Calendario lunare puro: mantiene sincronizzati i mesi con i cicli lunari variando la durata dei mesi (o 29 o 30 giorni) ma considera tutti gli anni di 12 mesi, quindi non si mantiene allineato alle stagioni (un mese ad un certo punto che si trovasse in estate sarà in primavera dopo alcuni anni). -Calendari "matematici", cioè che contano in modo schematico e uniforme il passare di mesi e anni senza rimanere agganciati ad a lcun evento astronomico . (Similmente al ciclo dei sette giorni settimanali, che è puramente matematico perché non è associato né stagioni né a fasi lunari) . Alcune possibili durate dell'anno per un calendario matematico, partendo da presupossizioni di somiglianza con le durate astronomiche sono: di 365 o 366 giorni (approssimazioni in difetto o eccesso dell'anno solare), 364 giorni (un'approssimazione dell'anno solare che, essendo divisibile per 7, permette un ciclo esatto di settimane). 355 o 354 giorni (approssimazioni in eccesso o in difetto per l'anno lunare puro). Infine un'altra possibiltà è data da una schematizzazione dal calendario lunisolare secondo questo ragionamento: la durata più frequente del mese lunare è di 30 giorni, la maggior parte degli ann i ha 1 2 mesi. Perciò immaginando un calendario di 12 mesi di 30 giorni ciascuno si ottiene un anno di esattamente 360 giorni di durata. Questa durata potrebbe sembrare artefatta e estranea alla cultura agricola basata sui cicli naturali che erano necessariamentre seguiti dal popolo ebraico; tuttavia esistono molte ragioni bibliche per pensare che anche un tale calendario di 360 giorni potesse essere utilizzato. Probabili riferimenti alla durata dei mesi nella Bibbia: nella Bibbia non ci sono versetti che dicano "la durata del mese è N giorni", tuttavia quando si fa riferimento a periodi di tempo compa tibili con la durata di un mese, l'unico numero esplicitatao è sempre il 30, mai il 29 (che è pero necessario per mantenere in funzione i calendari lunari) QUAL È IL PUNTO DI PARTENZA DELLE SETTIMANE ? Attenzione, questa sezione è molto tecnica ( perché la profezia delle settanta settimane è di carattere matematico) e potrebbere rendere poco agevole il flusso del discorso generale, può essere momentanemanete saltata e analizzata in seguito per colmare le lacune e tracciare le ragioni dei dati utilizzati nel ragionamento . Stabilite le possibili durate totali delle settanta settimana, occorre trovarne il punto di partenza. Il v25 afferma che è "dal momento in cui è uscito l'ordine di restaurare e ricostruire Gerusalemme"; inoltre aggiunge che "essa sarà restaurata e ricostruita, piazza e mura, ma in tempi angosciosi". Le vicende relative al ritorno dall'esiio e alla ricostruzione di Gerusalemme sono narrate nella Bibbia in Esdra e Neemia . Tra le proposte per la data rilevante per la profezia delle settanta settimane (quindi associate ad un ordine di ricostruzione di Gerusalemme ) ci sono: -L'editto di Ciro nel primo anno di regno (alla fine dell'esilio), in Esdra 1:1-4 (parallelamente a 2 Cronache 36:22-23 ) -Il decreto confermativo di Dario in Esdra 6:6-12 . -ll decreto di Artaserse di Esdra 7:12-26 . -Le lettere regie di Artaserse, nel ventesimo anno di regno in Neemia 2:1,5,7-8,11 . INTERPRETAZIONE COME PROFEZIA AUTENTICA l'interpretazione delle 70 settimane come profezia autentica. Individua il punto di partenza in una delle date sopra proposte per l'ordine di ricostruire Gerusalemme e conta quando termina la sessantanovesma settimana di anni, utilizzando come durata dell'anno uno dei metodi sopra descritti. Esistono due principali proposte. Una ritiene che inizi nel 457 a.C. (data degli avvenimenti di Esdra 7:12-26 . ) e termini esattamente 483 anni solari dopo, cioè nel 27 d.C. (occorre tenere presente che non c'è un "anno zero", perché, si passa dall'1 a.C: all'1 d.C.). Il secondo metodo, che ci sembra più coerente con il testo, individua l'inizio delle settimane con le lettere di ricostruzione date a Neemia ( Neemia 2:1,5,7-8,11 . ) nel 445 a.C: (o 444 a.C:), ventesimo anno di Artaserse I (il primo anno di regno del quale fu il 464 a.C.); la durata dell'anno utilizzata per il conto è quella dell'anno di 360 giorni, descritto sopra (durata chiamata anche "anno profetico"). In base al testo l'inizio avviene nel mese di Nisan (marzo o aprile); 69 settimane di anni sono 483 anni. Se ciascuno fosse di 360 giorni, il totale delle 69 settimane risulta di 173880 giorni. Questo numero di giorni corrisponde a 476 anni del calendario giuliano più 21 giorni. (476x365,25+21=173880). Questo porta il termine della sessantanovsima settimana nel 32 d.C. (o nel 33 d.C.) 21 giorni dopo, quindi circa nel mese di aprile del 32 d.C. (o 33 d.C.), perché -445+476, saltando l'anno zero che non esiste nel calendario giuliano, fa 32. Questo periodo di tempo è compatibile con quello della morte di Gesù, il Messia (la crocifissione avvenne nel mese di Nisan nei primi anni 30 del I secolo d.C. ) INCONGUENZE DELLA SPIEGAZIONE SCETTICA -Il punto di partenza delle 70 settimane proposto dalla tesi scettica è circa nel 606 o 605 a.C., ma non si tratta di un ordine (o "una parola") sulla ricostruzione di Gerusalemme, bensì la profezia dell'esilio a Ba bilonia ( Geremia 25:1,11-12;29:10 ). -Il periodo persiano dovrebbe essere breve in base alla tesi scettica su l capitolo 7, che identifica il leopardo Daniele 7:6 con la P ersia (che a vrebbe soltanto 4 re persiani, come le quattro teste del leopardo, parallelamente a Daniele 11:2 ), mentre nelle 70 settimane secondo la critica scettica la durata postulata dal Libro di Daniele per l'impero Persiano è di circa 2 secoli, come quella della storiografia questo perché l'autore, a conoscenza della duranta dell'esilio (Daniele 9:1-2) e della cronologia della storia sotto i regni ellenistici (Daniele 11:3-20), calcolando perfettamente la distanza tra l'inizio dell'esilio babilonese e gli avvenimenti di Antioco IV Epifane, dimostrerebbe di sapere esattamente quanto era durato l'impero Persiano . Quindi c'è una contraddizione su quale concez ione il Libro Daniele avrebbe riguardo la durata dell'impero Persiano. -La porzione di "7 settimane" è in pratica omessa (o considerata sovrapposta al resto delle settimane oppure contata utilizzando un'altra unità temporale molto più piccola, come i giorni) cosicché il numero degli anni totali considerati è circa di 441. (Aggiungendo i 49 anni rimast i, il termine delle 70 settimane sarebbe non intorno al 164 a.C. ma al 115 a.C., molto dopo la vicenda di Antioco IV Epifane) Daniele 2, il sogno della statua Daniele 7, le quattro bestie Daniele 8, il montone e il capro Daniele 9, le settanta settimane Daniele 10, 11 e 12, la grande visione finale Vangelo About Privacy

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