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DANIELE 11
 

Si affronta in questa pagina il commento al capitolo 11 del Libro di Daniele, che contiene la maggior parte del testo della grande visione. Il discorso esprime il contenuto del "libro della verità" (Daniele 10:21), cui si allude appena prima, alla fine del capitolo precedente. Il discorso prosegue nei primi versetti del capitolo 12 (la suddivisione in capitoli non fa parte del testo originale, è una convenzione succesiva).

VERSETTI 1-4

Virtualmente tutti i commentantatori passati e contemporanei, credenti e non credenti, danno la stessa macro-intrepretazione dei versetti da 1 a 4.

1- Chi parla è il messaggero (o, si potebbe dire, l'angelo). Questo versetto non dà l'indicazione temporale narrativa di quando avviene questo discorso ma prosegue il discorso del messagero. Questo versetto non è profetico, ma si riferice a un avvenimento dichiaratamente passato ("nel primo anno di Dario il Medo", come  in Daniele 9:1, mentre la grande visione è nel terzo anno di Ciro, nel capitolo successivo, in Daniele 10:1); il suo contenuto non fa ancora parte del "libro della verità" (Daniele 10:21), cui si allude prima e che sta per essere rivelato a Daniele. L'esatto significato di questo versetto non è necessario per lo studio della profezia, perché non ne fa parte.

 

2- "Ora ti farò conoscere la verità." Da questo momento inizia la rivelazione delle informazioni contenute nel "libro della verità" (Daniele 10:21) e dunque comincia la vera e propria predizione del futuro. "In Persia sorgeranno ancora tre re"; si intende dopo Ciro II, re al momento della visione circa nel 537 a.C. (Daniele 10:1); il successore di Ciro fu Cambise II , dal 529 a.C.; dopo, il secondo dei tre re fu Bardiya (chiamato anche Smerdis) o qualcuno che si fingeva lui: dopo Cambise II, è storicamente accettato che qualcuno regnò per alcuni mesi nell'anno 522 a.C. come Smerdis, ma esiste un dibattito sulla reale identità di questa persona, potrebbe essere stato un impostore chiamato Gaumata, oppure l'idea di un pseudo-Smerdis potrebbe essere stata una diceria del sovrano successivo per legittimare la propria presa di potere. Il terzo dei tre re fu Dario I, che nel 522 a.C. succedette a Smerdis (o allo psudo-Smerdis). "Poi il quarto diventerà molto più ricco di tutti gli altri e quando sarà diventato forte con le sue ricchezze, solleverà tutti contro il regno di Grecia"; questo quarto re segue gli altri tre e si tratta di Serse I, regnante dal 485 a.C., che invase la Grecia nel 480 a.C. (il termine ebraico tradotto con "Grecia" è "Javan").

3- "Allora sorgerà un re potente che dominerà sul grande impero e farà quello che vorrà". Il re di cui si parla è identficabile con le informazioni del versetto successivo.

4-"Ma appena si sarà affermato, il suo regno sarà infranto e sarà diviso verso i quattro venti del cielo; non apparterrà alla sua discendenza e non avrà una potenza pari a quella di prima; perché sarà smembrato e passerà ad altri, non ai suoi eredi". Virtualmente tutti i commentatori ritengono che questo versetto (con il precedente) si riferisca ad Alessandro Magno, che nel 330 a.C. conquistò l'Impero Persiano, ma morì pochi anni dopo, nel 323 a.C. senza poter lasciare il suo impero ad un erede, ma a dei successori detti Diadochi. Le quattro grandi divisioni dell'impero furono: il Regno di Pergamo, il Regno di Macedonia, L'Impero Tolemaico (dinastia dei Tolomei) e l'Imperro Seleucide (dinastia dei Seleucidi). Questo versetto è parallelo a quanto affermato in Daniele 8:7-8,21-22, e il suo significato, come si diceva, è virtualmente accettato da tutti i comemtatori; questo permette di stabilire che questa profezia di Daniele non segnala quando avviene un "cambio di re", perché, se non fosse per la chiara identificazione con Alessandro Magno, si potrebbe erroneamente pensare che i versetti 3 e 4 continuino a parlare della successione persiana. Si può quindi presumere che anche nel prosieguo della profezia avvengano "cambi di re" non segnalati. Inoltre, tra il versetto 2 e il versetto 3 c'è un intervallo di tempo notevole: più di un secolo. Tuttavia, questo "cambio di re", sebbene non segnalato esplicitamente, non è nemmeno privo di una ragione tematica: nel versetto precedente si introduce il regno Greco. Nel proseguire l'analisi della profezia è dunque ragionevole aspettarsi "cambi di re" non segnalati ma che abbiano un qualche collegamenteo logico con quanto detto in precedenza. 

Ha senso inoltre, visto il parallelo con il capitolo 8, pensare che il tema di questo capitolo non sia compleatmente nuovo rispetto a quanto si è già trattato negli altri. Questo suggerisce di utilizzare come approccio esegetico l'ipotesi che le affermazioni in Daniele 11 siano parallele ad altri parti del libro stesso, come il versetto 4 oppure aggiungano dettagli relativi a periodi riguardo ai quali il resto del libro fa affermazioni meno specifiche (per esempio il versetto 2 aggiunge inforamzioni su re persiani non desumibili dalle altre parti del libro).

Premessa ai versetti 5-35

Per i versetti da 5 a 35 esiste un grande consenso fra i commentatori, credenti e non, sull'identificazione degli avvenimenti, ma non un consenso assoluto come è virtualmente per  i versetti da 1 a 4. Riteniamo generalmente corretta l'interpretazione maggioritaria (salvo alcune precisazioni sul significato di alcune espressioni) perché i passaggi logici utilizzati in essa per identificare gli avvenimenti sono gli stessi impiegati nel v4, per il quale virtualmenmte non ci sono divergenze interpretative. I gruppi o i singoli che non accettano l'intepretazione maggioritaria di Daniele 11:5-35 tendono ad uscire dal contesto storico generale delle visioni di Daniele dei capitoli 2, 7,8 e 9, che (come argomentato precedentemente) parlano di un periodo di tempo che va dall'impero Caldeo a quello Romano, con un focus del capitolo 8 soprattuto sul periodo Ellenistico e in particolare sul relativo "piccolo corno" (Antioco IV Epifane) di Daniele 8:9-14,23-26. e un altro focus, del capitolo 7, su dieci re e un altro piccolo corno (periodo dell'Impero Romano).

VERSETTI 5-20

L'interpretazione maggioritaria ritiene che questi versetti parlino principalmente delle relazioni diplomatiche e belliche tra due dei quattro grandi regni in cui fu diviso l'Impero  di Alessandro Magno: l'Impero Seleucide (re/ regno del Nord o Settentrione, in Siria) e l'impero Tolemaico (re/regno del Sud o Mezzogiorno o Meridione, in Egitto). L'utilizzo dei punti cardinali Nord e Sud per indicare questi re è ragionevole da un punto di vista ebraico, che è quello del Libro di Daniele, perchè i territori di Giuda e Israele si trovano proprio tra questi due imperi, con uno a Sud (Tolemaico, in Egitto) e l'altro a Nord (Seleucide, in Siria). La collocazione geografica del popolo ebraico durante il periodo successivo ad Alessandro Magno è una ragione plausibilissima per spiegare perché proprio questi regni e i loro scontri siano trattati in questa parte della profezia.

 

5- Questo versetto introduce il "re del mezzogiorno", mentre l'espressione "re del Settentrione" è introdotta dal v6.  Si segnala che alcune correnti futuriste già a partire da questo versetto si distaccano dall'interpretazione maggioritaria, ritendedo che re del Sud e re del Nord siano potenze dell'età contemporanee ai commentatori o future. Il problema "pratico" principale di questa idea futurista è che la presunta totale mancanza di continuità tra il v4 e il v5 rende l'dentificazione di re del Sud e del Nord esegeticamente inconcludente (l'unico punto fermo sono le identificazioni geografiche Nord e Sud, ma non il periodo a cui si riferirebbe il testo), con il rischio di riflettere nel re nel Sud e del Nord alcune proprie idee, speranze o paure geopolitiche non desumibili dal testo di Daniele.

Il "re del Mezzogiorno" è Tolomeo detto "Sotere" capostipite dei Tolomei, in carica dal 305 a.C. al 282 a.C.; "ma uno dei suoi capi diventerà più forte di lui; dominerà, e il suo dominio sarà grande" probabilmente un riferimento a Seleuco Nicatore, capostipite della dinastia dei "re del Settentrione" i Selucidi (chiamati alcun iSeleuco e altri Antioco) che ottenne il dominio nella parte orientale dell'impero di Alessandro Magno, a Nord della Giudea.

6- Antioco II (re del Nord, Seleucide) sposò Berenice, figlia di Tolomeo II intorno al 252 a.C. cercando di mantere un'alleanza che si rivelò solo momentanea.

VERSETTI 21-35

L'interpretazione maggioritaria ritiene che questi versetti parlino principalmente delle azioni di Antioco IV "Epifane", di cui si parla anche in Daniele 8. Il gran numero di parole spese per questo personaggio storico è giustificato da quanto già incontrato nel capitolo 8, dove Antioco era molto importante per la sua profanazione del santuario ebraico (o dei suoi arredi o dei sacrifici ad esso connessi), che è uno dei temi ricorrenti nell'intero libro (Daniele 1; 4; 8; 9; 11; 12).

27-"la fine non verrà che al tempo fissato"; il momento della fine non è necessariamente da identificarsi come il "tempo della fine" (di cui si parla al v35), anzi ciò non sembra in linea con il contesto: si parla di un tempo fissato nel contesto dei re che desiderano "farsi del male" a vicenda; leggendo oltre, questo tempo fissato si compie nel v29, quando si dice che  i due re si scontreranno.

35- "fino al tempo della fine, perché questa non avverrà che al tempo stabilito" tutto quanto descritto prima di questo versetto non può essere considerato parte di ciò che avviene al tempo della fine (in particolare non lo sono la profanazione del tempio, la soppressione del sacrificio e l'"abominazione della desolazione" nel v31). Antioco IV non è l'ultimo oppositore al popolo di Dio nel corso della storia: essa continua dopo di lui. Questo versetto esclude la tesi scettica secondo la quale la Grande Visione fu scritta da qualcuno che riteneva di star vivendo durante il "tempo della fine" e che l'autore identificasse questo tempo della fine come il periodo di persecuzione di Antioco IV.

VERSETTI 36-45

Non esiste un'interpretazione nettamente maggioritaria di questi versetti, anzi questa porzione di testo è nota per essere interpretata in modi completamente diversi dai vari commentatori. Secondo gli scettici, si tratterebbe di una eventuale ricapitolazione delle azioni di Antioco IV, di cui si era già parlato nei versetti precedenti, e di tentativi umani falliti di predizione (fatti circa nel 165 a.C.) riguardo il futuro prossimo. Le interpretazioni fideistiche sono molteplici:

-qualcuno ritiene che siano predizioni sul nostro futuro, specialmente sulla fine dei tempi;

-qualcuno che non intepreta i versetti precedenti come riferiti ad Antioco IV, ma a un periodo storico successivo ritiene che questi versetti siano la continuazione della profezia storica con eventi successivi (medioevo, età moderna o contemporanea).

-qualcuno ritiene che la profezia continui a descrivere la storia successiva ad Antioco IV, tenendo conto dei possibili salti temporali come quelli tra i vv1-2 e i vv3-4.  Le identificazioni dei singoli eventi successivi ad Antioco IV non sono universalmente accettate nello stesso modo da tutti coloro che ritengono giusto questo metodo interpretativo. Nonostante la mancanza di universalità nelle identificazioni, si ritiene corretta questa traccia interpretativa; infatti:

-si continua l'interpretazione della Grande Visione presumendo che sia parallela alle altre precedenti, aggiungendo dettagli

-le identificazioni proposte sono giustificate e non comportano buchi temporali di durata maggiore del resto della storia descritta fino in quel momento nella profezia (vi sarebbero invece buchi temporali difficilmente comprensibili, a differenza del salto tra i vv1-2 e i vv3-4, se gli eventi successivi dovessero accadere millenni dopo Alessandro Magno o Antioco IV).

36- "il re"; questo versettoè noto per essere di significato oscuro; si potrebbe pensare che il re si quello del Nord o del Sud, ma non è specificato. Ad eccezione dei vv19-20, la parola re è sempre associata alle parole "Nord o Sud" in tutta la profezia dal v5 fino al v35, qui al v36 non si dice né del Nord, né del Sud. Per la mancanza di specificazione, è sensato ipotizzare che il re sia semplicemente chi regna sul popolo ebraico in quel momento; dopo Antioco IV si può identificare questo riferimento con i re della dinastia Asmonea (140 a.C. - 64 a.C.) oppure con Erode (detto "il Grande").

37- "Egli non avrà riguardo agli dèi dei suoi padri; non avrà riguardo al dio preferito dalle donne, né ad alcun dio" da un punto di vista ebraico, che è quello per cui il Libro di Daniele è scritto, Antioco IV non rientra nella descrizione in quanto promosse il culto pagano di Zeus (come dimostrò profanando il tempio ebraico, v31)

Daniele 2, il sogno della statua

Daniele 7, le quattro bestie

Daniele 8, il montone e il capro

Daniele 9, le settanta settimane

Daniele 10, 11 e 12, la grande visione finale

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